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Le Procure che spiano di più - tratto da Panorama

 

Ecco le procure che ci spiano di più

di  Donatella Marino

7/7/2006

Il grande orecchio, tra «bersagli» e interlocutori occasionali, ha controllato negli ultimi dieci anni le telefonate di quasi 30 milioni di italiani. L'ufficio giudiziario più «curioso» è quello di Milano, quello che spende di più Palermo. Le procure che intercettano di più.  Quanto costano le intercettazioni.

Si intercetta a Busto Arsizio, a Velletri e pure a San Remo, per citare tre procure in città che non sono capoluoghi di provincia. Il primato per numero d'intercettazioni, nel 2005, va alla procura di Milano, seguita da Reggio Calabria. Chiude la classifica quella di Lagonegro, in Basilicata: colpiti, è il caso di dire, solo quattro bersagli, come in gergo si chiamano gli spiati.
Panorama ha sfogliato la mappa più aggiornata del grande orecchio, il crescendo delle conversazioni telefoniche ascoltate. Un fenomeno venuto alla ribalta con le ultime inchieste, da Bancopoli a Vallettopoli, e che è in espansione.

L'elenco, preparato dalla direzione generale di statistica del ministero di Giustizia, è lungo. Include procure generali e singole procure, che sono 165. Inoltre fornisce anche i dati per distretto, cioè raggruppando le procure esistenti in ogni distretto di corte d'appello. Per ciascuna, oltre a quelli eseguiti, sono indicati: intercettazioni richieste, decreti d'autorizzazione emessi e relativi decreti di pagamento.
Rientrano nel monitoraggio anche le procure per i minorenni, che hanno sede solo nei capoluoghi di distretto, nei tribunali dei minorenni. Sì, perché pure chi ha meno di 18 anni è controllato. La più attiva è la procura minorile di Trieste, di gran lunga in testa con 115 bersagli e 184 mila euro di spesa.

Se lo sono anche i minorenni, vuol dire che siamo tutti sotto osservazione telefonica? Ancora no, ma un dato colpisce: negli ultimi dieci anni sono state ascoltate le conversazioni di almeno 30 milioni di italiani. Lo stima l'Eurispes, in una recente ricerca svolta incrociando i dati ufficiali forniti dal ministero di Giustizia con informazioni statistiche della propria banca dati.
L'istituto di ricerca sottolinea di proposito la parola ascoltare, al posto d'intercettare, per spiegare l'ampiezza della cifra: non si parla di singoli spiati nelle indagini, ma di tutto l'indotto. Se per esempio è l'amministratore delegato di un'azienda a essere preso di mira, anche altri dipendenti, estranei all'indagine, finiscono ascoltati.

Dal 2004 al 2005 le intercettazioni sono lievitate del 7,3 per cento. E allo stesso tempo sono cresciuti del 14 per cento i costi. Erano poco meno di 256 milioni di euro nel 2003, sono divenuti 263 milioni nel 2004 fino ai 307.346.676,72 attuali. Di questi, circa 53 milioni se ne sono andati per le fatture emesse per le intercettazioni, poco più di 20,5 milioni per l'acquisizione dei tabulati e quasi 224 milioni per il noleggio di apparati. Spesa definita dal ministro della Giustizia Clemente Mastella, nel corso dell'audizione al Senato di fine giugno, «assolutamente rilevante quanto a risorse economiche impegnate». E, almeno per il 2005, potrebbe essere anche un po' più elevata. Spulciando la lista ministeriale, balza all'occhio che alcune procure, come Roma, Venezia e Ferrara, non hanno fornito né il numero dei decreti di pagamento, né i costi.

Si spiega così, per esempio, perché Roma risulti al quinto posto quanto a numero d'intercettazioni, mentre sparisca dalla top ten per costi. Ci sono poi le procure definite «inadempienti» nel fornire i dati richiesti, addirittura per interi trimestri. Nella lista nera Crema, Massa, Santa Maria Capua Vetere, Terni, Sala Consilina e Mondovì. Inoltre la procura generale di Firenze e la procura presso il tribunale dei minorenni di Reggio Calabria. Decisamente inferiore il numero dei poco solerti nel 2004, solo due procure. Sempre riguardo ai costi, è Palermo la procura più spendacciona (quasi 59 milioni di euro), seguita da Milano e Reggio Calabria. Fra le prime dieci, al quarto e quinto posto, anche Napoli e Torino, procure che hanno avviato le inchieste sul calcio. La Potenza di John Woodcock è invece al 51° posto per intercettazioni (359) e al 27° per spese: 1,68 milioni di euro. In coda nella classifica costi Lucera, con poco più di 2.600 euro, Casale Monferrato (17.946), Spoleto (18.557) e Lagonegro (24.425). Il record di spese per Palermo resiste anche se si considera l'intero distretto che fa capo al capoluogo siciliano, per un importo di 63.884.521,51.
Con una curiosità: il distretto di Milano spende poco più della metà di quello di Palermo, malgrado il numero superiore di decreti. Il fatto è che il costo non è proporzionale al numero d'intercettazioni ma a fattori come durata o tipologia, urbana, nazionale e internazionale.

Numero uno per intercettazioni ambientali, con 2.152, è la procura di Reggio Calabria, davanti a Palermo (1.170). Più distanti Napoli (652) e Roma (324). Quanto a dati singolari come quello di Paola, 83.950 decreti di pagamento a fronte di sole 116 intercettazioni, non sono escluse sviste da autocertificazione. «Però facciamo periodicamente verifiche per riscontrare la qualità dei dati» afferma Fausto De Santis, direttore del servizio statistiche del ministero. Considerati i costi e numeri in ascesa, c'è chi, come il deputato della Rosa nel pugno Enrico Buemi, ha presentato una proposta di legge per istituire una commissione parlamentare d'inchiesta.

Non per limitare uno strumento che giudica utile alle indagini giudiziarie, «ma perché ci vuole più trasparenza». Per Buemi «sarebbe utile capire, per esempio, perché l'Asstel, l'associazione dei gestori telefonici, abbia richiesto allo Stato di farsi carico di nuovi interventi strutturali». Questa cifra si aggirerebbe sui 100 milioni di euro, chiesti per adattare le centrali a comunicazioni più innovative, come il Voip, la telefonia via internet. Il nuovo repertorio, con le prestazioni che gli operatori devono garantire, è pronto. Manca la firma dei tre ministri competenti, Giustizia, Interno e Comunicazioni. Grazie all'introduzione di un canone fisso al posto del rimborso per intercettazione, permetterebbe allo Stato di risparmiare, non soddisferebbe però i gestori, sia sugli investimenti che si troverebbero costretti a fare, sia sulle modalità delle intercettazioni satellitari.

 


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